Le patologie proctologiche sono affezioni frequenti che colpiscono circa il 30% della popolazione: le emorroidi incidono per il 50%, la ragade per il 20%, gli ascessi e le fistole perianali per il 10%, le neoplasie per il 7% e le malattie infiammatorie (Crohn, Rcu) per il 6%. Sebbene assai diffusa, tale patologia è quasi sempre sottostimata. In Italia solo negli ultimi decenni si è presa coscienza della necessità di creare un’équipe che oltre a una formazione in chirurgia generale abbia anche completato un addestramento avanzato nel trattamento delle patologie pelviperineali.
Nell’ultimo decennio si è assistito ad una vera e propria rivoluzione nell’ambito delle conoscenze delle malattie coloproctologiche. Una più chiara comprensione dell’anatomia e dei meccanismi fisiopatologici ha comportato lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche che si sono dimostrate efficaci nella cura di quelle patologie che, fino a non molti anni fa, si caratterizzavano per un elevato tasso di morbidità. I progressi maggiori si sono registrati soprattutto nella diagnosi e nella terapia delle patologie del pavimento pelvico.
Ciò nonostante, alcune malattie funzionali, come la stipsi e l’incontinenza fecale, continuano a rappresentare un importante problema socio-sanitario.